Il petit



“L’aria era umida, la pioggia fitta.
Sul fuoristrada gli ammortizzatori cercavano di fare il loro dovere, senza grande successo.
Finita la breve salita, davanti ai nostri occhi apparve un bosco: folto, maestoso, con grandi pini che, sulla destra della strada sterrata, si ergevano uniti dalle loro folte chiome.
Gruppo centenario che osservava incuriosito il nostro passaggio.
Sulla nostra sinistra, invece, un grande, bellissimo pino marittimo si elevava solitario, quasi a fare da vedetta a difesa del rudere che si intravedeva dietro di lui.
Esso era, ed è ancora oggi, composto di due grandi e slanciati tronchi, ma in realtà in un unico albero che si riunisce in una foltissima chioma di grande bellezza.
Proprio di fronte al pino solitario, faceva “occhiolino” un tenero, decadente, portone azzurro in legno che si ergeva ancora rigoglioso sui suoi cardini arrugginiti.
Scendemmo dal fuoristrada e la pioggia ci aggredì.
Era quella pioggia, fredda e noiosa.
Un pò indispettiti, facemmo spaziare lo sguardo intorno a noi.
Eravamo al centro di una valle, circondati dalle splendide falesie finalesi e dalle verdi colline sulle quali si intravedevano le sagome dei paesini dell’entroterra, con le loro forme confuse, tra le gocce di pioggia.
Fra esse, però si stagliavano fiere e nette le ombre degli immancabili campanili liguri, che trasformavano l’immagine in un presepe.
Dritto davanti a noi, fra le alte querce si intravedeva un borgo medioevale Boragni, un piccolo gioiello che faceva trapelare, nel grigiore della giornata, i classici colori liguri: il gallino ed il rosa Portofino.
L’umore del tempo, invece, si fondeva con lo scuro delle sue pietre antiche.
Quel borgo, a sua volta, precedeva in profondità le belle pareti di roccia che si offrono, durante l’anno, agli scalatori di tutta Europa e che circondano l’intera valle: si incontrano all’apice, toccandosi con le loro punte, come scarpe di ballerina.
Fu amore a prima vista per Andrea e per me.
Non credo fossimo preparati a tanta bellezza, alle emozioni forti che l’insieme seppe trasmetterci.
Di fronte alla fierezza e alla beltà della natura, del suo sapersi abbellire nel corso dei secoli in maniera così innocente e semplice, senza artifizi, il pensiero ed il cuore si fecero piccoli in segno di rispetto.
Ritornammo in seguito in quella valle e i dettagli che a causa della pioggia erano sfuggiti, quel giorno fermarono le immagini come fotogrammi dentro di noi, creando un legame indissolubile: gli sguardi si incontrarono e non ci fu bisogno di parole per conclamarlo.
Quel terreno, quel rudere, quel silenzio rotto solo dagli animali del bosco, era già stato nostro, da sempre.
Forse in un altro tempo, un altro mondo, un’altra vita.
Ma era rimasta traccia nei nostri cuori…(..)

Estratto tratto dal libro di Novella “Tra illusione e Realtà” stampato nel mese di Novembre 2014 - Edizioni Alvorada (MI)